Riceviamo e pubblichiamo
L'Amministrazione Comunale è intenzionata a recedere dalla società che fornisce il servizio
mensa alle scuole, pur di ripianare le perdite di esercizio (tre anni di gestione pubblicoprivata
e tre anni di bilancio in rosso).
La Compass Italia/Aristor lamenta il mancato versamento delle quote del servizio da parte
di Palazzo Rosso.
E infine i lavoratori dell'Aristor, stanchi di ricevere in ritardo gli stipendi e di essere ostaggi
in questo esasperante braccio di ferro dell'Aristor con il Comune, minacciano l'astensione
dal lavoro.
Loro sacrosanto diritto. E comprendiamo, anche, l'arrabbiatura dei lavoratori per una
situazione che si ripete ormai da tempo. Così come comprendiamo, allo stesso tempo, le
loro preoccupazioni per la situazione che potrebbe andare a crearsi con la dismissione
delle quote da parte del Comune, soprattutto in un momento di prolungata crisi del
mercato del lavoro.
Ma ai piccoli utenti e alle loro famiglie chi ci pensa?
A gennaio, in questo rimbalzarsi di rivendicazioni, giustificazioni e scambi di responsabilità,
chi ne ha fatto le spese sono proprio loro: i bambini, le cui famiglie hanno pagato ad inizio
anno scolastico le quote d'iscrizione al servizio e stanno pagando i buoni pasti.
Ma allora chi paga è quello che ci rimette?
E ancora ci si domanda: dove finiscono questi soldi?
I disservizi, che si erano precedentemente riscontrati, sono stati portati all'attenzione
dell'Amministrazione Comunale nell'incontro del 20 gennaio, la quale ci aveva assicurato di
avere già contestato alla società Aristor le inadempienze che avevano comportato i disagi
nel servizio e di averne interessato, anche, l’Avvocatura Comunale al riguardo.
Al Comitato Mensa Cittadino, organo di rappresentanza dei Comitati Mensa Interni
delle scuole pubbliche alessandrine e degli utenti del servizio di refezione,
preme che sia garantita la regolarità e la qualità dei servizio, a prescindere
dalle giustificazioni fornite.
Il Comitato Mensa Cittadino
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