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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 23/02/2013, 2:47 
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fonte: http://www.fratelli-italia.it/programma.html

Le sfide per l’Italia
Aggiornato in base alle vostre sfide inviataci fino alla data del 13 Febbraio

La politica non è riuscita a essere all’altezza della propria funzione, ha fallito nel compito di modernizzare l’Italia e attrezzarla per le sfide future e, sotto il ricatto della crisi economica, ha abdicato ai cosiddetti tecnici la responsabilità di governare. Siamo la sola democrazia occidentale ad avere avuto un governo non scelto dai cittadini. Si sta cercando con trucchi ridicoli di procrastinare questa sospensione della sovranità popolare con un Presidente del consiglio che si ostina a non volersi candidare e a voler fare il premier, come se quel ruolo fosse conferito da autorità diverse dal popolo italiano.

Per ripartire è necessario lanciare una sfida nuova, voltare pagina e liberare tutte le energie disponibili, talvolta sommerse, talaltra volutamente soffocate.

Serve rivoluzionare l’Italia, cambiare una classe politica non per selezione anagrafica, perché si rischia di perdere forze preziose e minare quel patto tra generazioni su cui si deve fondare un progetto comunitario, ma per merito, laboriosità, passione civica, competenza.

Occorre mandare in pensione chi ha fallito, non chi è anziano, chi ha imbrogliato, ha avuto l’opportunità di risolvere i problemi e non l’ha saputo fare. Non vogliamo sfasciare, vogliamo rigenerare un’Italia all’altezza delle criticità del nostro tempo.

Pretendiamo che la politica torni a essere impegno civico, passione per le idee e la loro affermazione, volontà di costruire un modello sociale compatibile con i valori per cui ci si batte. Cerchiamo il confronto, ma non nascondiamo le differenze in ossequio ad un relativismo etico che annulla le identità. Vigiliamo perché l’impegno nella cosa pubblica non sia mai più veicolo per il raggiungimento di ambizioni personali.

Una rivoluzione che metta lo Stato al servizio della persona per liberare energie, far emergere le volontà e investire sul talento, per abbattere le mura di quei privilegi che la prima Repubblica ha stratificato e la seconda non ha saputo scalfire. L’Italia che abbiamo ereditato è una nazione bloccata, destinata alla senilità precoce, dove merito e capacità faticano a imporsi e l’impegno raramente è premiato. Chi può realizzare questa rivoluzione?

La sinistra non può restituire vitalità alla società. Il suo consenso passa tradizionalmente per l’alleanza con gruppi d’interesse (sindacati, magistratura, finanza, lobbies) che difendono chi è già garantito e vuole conservare un modello sociale che non c’è più. Il sistema dei diritti e dei doveri va riscritto sulla scorta delle modifiche epocali che hanno fatto irruzione nei vecchi riferimenti culturali del secondo dopoguerra, per ricomporre una solidarietà e un’equità tra categorie sociali e generazioni che è venuta meno con l’incalzare della crisi.

Il popolarismo, inteso come sintesi tra liberalismo cattolico e conservatore, patriottismo identitario e riformismo laico ha le radici e i valori per far convivere tradizione e modernità, produzione e socialità, merito e solidarietà, ma ha mostrato fin qui tutti i suoi limiti. Nessun guizzo creativo, scarsa capacità di mettersi in gioco, assenza di stimoli per nuove elaborazioni culturali e conseguente assenza di una ‘visione’, lacci e laccioli stretti con corporazioni ingessate che hanno soffocato l’entusiasmo delle origini, in Italia scaturito dal ‘ciclone del '94’. Insomma, i difensori dello status quo hanno fatto breccia tra noi e reso impossibili le riforme.

L’Europa, la casa comune in cui crediamo, è attraversata da una medesima crisi di legittimità. Gli stati nazionali hanno ceduto pezzi di sovranità, ma non sono stati compensati dall’avvento della sovranità dei popoli europei. Agisce su di noi il potere di un’Europa burocratica e oligarchica che privilegia spesso interessi distanti dal ‘bene comune’, niente a che vedere con L’Europa politica e democratica che animava i sonni dei suoi padri fondatori.

Ma non dimentichiamo che ogni tempo di crisi porta con sé una possibilità nuova e unica. E’ anche per questo che la politica deve tornare credibile e riavvicinarsi ai bisogni di ciascuno, perché negli scenari di crisi si deve rifondare un’architettura, cogliere il meglio da ogni modello di società e inverarlo. L’esatto opposto della visione tecnocratica. Giovani, persone, famiglie, imprese, devono diventare capisaldi di un nuovo equilibrio fatto di innovazione e coesione.

C’è bisogno di più politica, non di meno, né di antipolitica o di tecnocrazia.

Politica come destino della comunità, spazio del legame e della relazione, luogo dove diverse visioni del mondo competono per lasciare un segno nella storia.

E’ arrivata l’ora di raccogliere le sfide del nostro tempo, per rigenerare l’ Italia.

......

Le scelte:

L'Europa va restituita ai suoi popoli con il passaggio dall’Europa economica a quella politica e la conseguente elezione diretta del presidente della Commissione, colmando il deficit di democrazia e popolarità. La condivisione di sovranità ha un senso se accompagnata a questo processo.
Trasformazione della Banca centrale europea in prestatore di ultima istanza per proteggere l'euro dagli attacchi speculativi, mantenendo la sua indipendenza funzionale e coordinandosi con le altre istituzioni rappresentative.
Apertura di una fase costituente per modernizzare le istituzioni italiane con una più moderna ed efficiente Costituzione.
Passaggio non più rimandabile a una Repubblica presidenziale, con elezione diretta del Presidente della Repubblica e rafforzamento dei poteri dell'esecutivo.
Eliminazione del “bicameralismo perfetto”: una sola camera legislativa e un Senato delle regioni e delle autonomie locali.
Dimezzamento del numero di parlamentari.
Equiparazione in Costituzione dell'elettorato attivo e passivo per le elezioni di Camera e Senato, eliminazione di ogni altro vincolo di età per ricoprire incarichi istituzionali, a partire da quello di Presidente della Repubblica.

Incandidabilità a vita per chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione. Nel nostro partito, nessuna ricandidatura anche per chi avesse tenuto comportamenti inopportuni e comunque in contrasto con i suoi principi di correttezza e trasparenza.
Equiparazione dei partiti politici agli enti pubblici con obbligo di bilancio, rendicontazione, pubblicità, limiti e modalità di spesa. A chi non ottempera le prescrizioni di bilancio e non garantisce il rispetto del proprio Statuto diminuisce il finanziamento pubblico gradualmente, fino alla sua eliminazione.
Introduzione in Costituzione del principio di equità tra le generazioni e valutazione d’impatto generazionale per le leggi in via di approvazione, principio utile a stabilire che una generazione non può vivere al di sopra delle proprie possibilità a scapito di quelle successive, come avvenuto negli ultimi decenni.
Rimozione delle progressioni di carriera per anzianità nella pubblica amministrazione, introducendo valutazioni obiettive di merito e indipendenti per stabilire livelli di responsabilità e relativi stipendi. La carta d’identità non può più bastare.

Introduzione di rigorosi criteri di merito per l’accesso alle cariche amministrative, ancor più stringenti man mano che sale il livello di responsabilità nei confronti dello Stato. Creazione di una nuova Scuola di Pubblica Amministrazione, fatta di eccellenze e integrata con i parametri europei.
Applicazione del tetto ai compensi pubblici.
Revoca delle pensioni d’oro, retaggio della prima Repubblica, pagate con i soldi pubblici. Non ci possono essere più privilegi che resistono nella rivoluzione sociale in atto. Oltre una determinata soglia devono essere calcolate col metodo contributivo.
Revoca dei vitalizi d'oro, maturati dopo pochi anni di servizio e cumulabili gli uni agli altri senza alcun limite né criterio. Siano calcolati tutti con il metodo contributivo.
Stop ai bonus in busta paga ottenuti per anzianità e non per merito.
Abolizione degli sprechi proliferati negli anni e non più sostenibili: sedi di rappresentanza degli enti locali fuori dai propri confini, auto blu per tutto il comparto pubblico, a cominciare da politici, dirigenti e funzionari, spese di rappresentanza fuori misura, sovrapposizione di attività tra enti pubblici.

Ridurre lo stock del debito:

Alienazione di parte del patrimonio immobiliare pubblico e valorizzazione delle concessioni di Stato.
Vendita delle società reputate non “strategiche” partecipate dal Tesoro, dalle Regioni e dagli enti locali.
Stipula immediata di un accordo con la Svizzera, come fatto da Germania, Austria e Regno Unito, per tassare i capitali nascosti dagli evasori italiani nei forzieri delle banche elvetiche.
Ridurre la spesa pubblica:

Riduzione della spesa pubblica, tagliando gli sprechi e le inefficienze.
Lo Stato torni a svolgere il ruolo che gli è proprio, arretrando rispetto a un protagonismo eccessivo sul mercato di beni e servizi. Oggi si contano 4942 organismi partecipati dagli enti locali, ai quali vanno aggiunti quelli partecipati da Regioni e Stato centrale. Si tratta di enti, aziende e società che agiscono nei settori più disparati (meno del 60% di questi si occupa di “servizi pubblici locali”) e che registrano ogni anno diversi miliardi di perdite. La macchina pubblica deve continuare a svolgere poche cose, quelle che le riescono bene, e a un giusto costo per la collettività, senza abbandonare le sue funzioni vitali: sanità, giustizia, istruzione, sicurezza, difesa, servizi essenziali e strategici. Tutto il resto deve essere lasciato alla libera concorrenza.
Interventi sulle entrate dello Stato

Lotta all’evasione fiscale. L'imposta annua evasa in Italia è stimata tra 120 e 180 miliardi. La metà deriva dall'economia criminale, altre voci consistenti sono l'evasione delle Big Company e il lavoro sommerso. Una parte contenuta deriva dall'evasione delle Pmi e un’altra residuale dai lavoratori autonomi. Sulla base di questi dati, l’azione di contrasto all'evasione deve concentrarsi su attività criminali, Big Company e banche che compongono oltre i 2/3 dell'evasione totale. Inaccettabile che il fisco abbia mosso contestazioni alle banche italiane per una somma intorno ai 5 miliardi per imposte non pagate e sanzioni, recuperando solo 1 miliardo, o che la Corte dei Conti abbia contestato alle società di gioco d'azzardo 98 miliardi e lo Stato spera di recuperarne appena 2,5.
Introduzione, nei settori a forte sospetto evasione, del “contrasto d’interessi” tra chi fornisce un bene o servizio e chi l’acquista con il sistema della detraibilità del titolo fiscale, come già avviene nelle ristrutturazioni edilizie e secondo le consuetudini di diverse democrazie occidentali.
Pieno utilizzo dei fondi comunitari. Nella programmazione 2007-2013 siamo ad oggi a meno del 30% di utilizzo delle risorse disponibili (37,9 miliardi), con addirittura 27 miliardi ancora da spendere. Il rischio è di perdere queste risorse e doverle restituire all’UE, o di utilizzarle, come fatto spesso in passato, grazie a una corsa contro il tempo a discapito della qualità delle iniziative realizzate. Si deve abbattere la farraginosità delle procedure attuative promuovendo azioni di sistema su grandi aree geografiche, introdurre sistemi automatici di sussidiarietà dello Stato centrale per le Regioni in ritardo con l’utilizzo dei fondi di propria pertinenza. Obiettivo zero sprechi.
Risvegliare il più grande contribuente d'Italia: la crescita economica. Quando la ricchezza di una nazione si contrae, diminuisce la base imponibile sulla quale lo Stato può contare per le proprie entrate. Grazie alla crescita economica, al contrario, aumenta il gettito dello Stato, anche mantenendo inalterato il livello di tassazione o addirittura riducendolo.

Riduzione della pressione fiscale, che oggi è ufficialmente del 45,3% ma in termini reali arriva al 54%, triste primato mondiale. Meno tasse si può e si deve. E' ormai non più procastinabile ridurre il carico fiscale, partendo da una riduzione degli oneri fiscali e dell'IRAP, poi delle imposte sui redditi (iniziando dalle aliquote più basse) ed infine delle imposte sui consumi. Una forte e progressiva riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, concentrata, appunto, sugli oneri sociali, sulla base imponibile IRAP e sull'IRPEF sui bassi redditi da lavoro dipendente, è l'unico modo per acquistare in fretta competitività. Per questo può essere un utile segnale introdurre in Costituzione un tetto alla tassazione al 40% nel rapporto tra entrate tributarie e Prodotto interno lordo.
Rispetto dello statuto dei contribuenti. Approvato nel 2000, avrebbe dovuto difendere il cittadino per non farne un suddito ma, solo nel 2010 la fondazione dei commercialisti contava più di 400 violazioni. Le regole sono state violate con valanghe di norme fiscali che hanno avuto effetti nello stesso periodo d’imposta o addirittura retroattivi. Lo Stato e le sue agenzie siano i primi a rispettare le proprie leggi.
Rivedere il cosìddetto "redditometro". E' necessario che tale istituto venga profondamente rivisto e migliorato, da una parte eliminando alcune evidenti anomalie ed illogicità al fine di dare una sempre più veritiera rappresentazione della capacità contributiva dei soggetti sottoposti a controllo, e dall'altra introducendo tutte le necessarie garanzie a tutela del contribuente che oggi vede fortemente limitato il proprio diritto di difesa. E' necessario prevedere adeguati mezzi e meccanismi di tutela e difesa, quali in primo luogo la chiara definizione della natura di presunzione semplice, con conseguente onere della prova a carico dell'Amministrazione finanziaria, la preclusione a quest'ultima di poter procedere all'iscrizione a ruolo a titolo provvisorio delle maggiori imposte accertate e delle sanzioni in pendenza di giudizio, se non solo dopo l'eventuale sentenza di condanna in primo grado, la previsione che l'eventuale avviso di accertamento deve riportare, a pena di nullità, le motivazioni in relazione alle giustificazioni fornite dal contribuente in sede di contraddittorio.
Abrogazione immediata dell’imposta sulla prima casa e restituzione dell'IMU prima casa pagata nel 2012 attraverso una emissione straordinaria di titoli di Stato. Trasferimento del gettito integrale dell’IMU sulla seconda casa ai comuni, così come era previsto nella riforma federalista interrotta dal Governo Monti. Aumento della tassazione sulla restante rendita improduttiva (fondi speculativi, beni immobili non locati, etc). L’IMU sulla prima casa vale circa 3,4 MLD, vale a dire appena lo 0,4% della spesa pubblica, importo recuperabile riducendo sprechi e inefficienze.
Non pignorabilità della casa in cui si vive una famiglia. La prima casa è il principale patrimonio delle famiglie italiane, primo passo per la sicurezza e la crescita economica e sociale. Oggi queste famiglie hanno paura: Equitalia, l’agente riscossore dell’Agenzia delle Entrate, per debiti non pagati e sanzioni varie ha pignorato 37.000 case nel 2010 e 44.000 nel 2011. Nel 2012 i pignoramenti sono aumentati del 22,8 % e saranno con ogni probabilità circa 50.000. Un numero impressionante. Chi ha comprato casa con i sacrifici di una vita ha conquistato un diritto: nessuno può togliergliela a meno che non sia lui a impegnarla come garanzia, ad esempio per il mutuo o per un prestito da lui deciso. Basta alle case pignorate per multe al codice della strada!
Rivedere il patto di stabilità per i piccoli Comuni, differenziando il trattamento della spesa corrente dalla spesa in investimenti.
Semplificazione e facilitazione della contribuzione. Nel 2011 sono state contate 1869 leggi fiscali parzialmente o interamente in vigore e 1086 modifiche introdotte al Testo unico delle imposte dal 1988.
Piena attuazione del federalismo fiscale secondo il principio “voto, vedo, pago”. Ovvero più la cassa è prossima al controllo diretto dei cittadini (municipi), più facile sarà evitare un cattivo uso dei proventi dalla tassazione. Superare il principio della spesa storica accelerando il passaggio al meccanismo dei costi standard.
Regole semplici per ridurre il carico di norme e adempimenti burocratici per le imprese che pesano sulle aziende italiane per 23 miliardi l’anno pari ad un punto e mezzo di PIL.
Dare concretezza alla soluzione dell’annoso problema degli oltre 60 miliardi di crediti vantati dalle imprese nei confronti della P. A. per lavori già svolti, servizi già resi, forniture già effettuate.
Ripresa degli investimenti e delle infrastrutture. La riduzione della spesa deve essere concentrata nella spesa improduttiva, ma non deve precludere la possibilità di realizzare le opere necessarie per migliorare il contesto in cui agiscono le imprese e vivono i cittadini.
Riprendere ed accelerare il cammino verso una politica europea finalizzata alla crescita: eurobond, project bond e, insieme, l’esclusione degli investimenti infrastrutturali dal computo del deficit rilevante ai fini del rispetto degli obiettivi del fiscal compact.

Politiche di deducibilità fiscale dei mezzi propri messi in azienda sino a concorrenza massima dei redditi denunciati nello stesso lasso temporale (fruibile direttamente dall’imprenditore erogante) a fronte di apporti aggiuntivi di capitale nelle aziende possedute o partecipate, per rendere conveniente la ricapitalizzazione delle proprie imprese. Inoltre, la maggior dotazione di capitale proprio, alla luce dei parametri bancari di Basilea 2 e 3, determina un’immediata estensione della finanziabilità bancaria allargando di fatto in misura esponenziale l’accesso alle risorse liquide necessarie a competere con i nuovi mercati. Un provvedimento di questo genere consente: un aumento delle risorse immediatamente disponibili per l’impresa; la possibilità per le banche di ampliare le linee di credito, il cui massimale dipende dal rapporto tra mezzi propri e capitale finanziato; l’emersione di redditi sin qui poco conosciuti.
Incentivi alla consortazione, verticale ed orizzontale, di PMI compatibili per Distretti, cicli o merceologie di produzione o ambiti di commercializzazione; anche favorendo l’accesso al credito e al sistema di garanzia dei Confidi da parte di sovrastrutture certificate comprendenti più aziende.
Investimento nelle professioni, cui devono essere delegate funzioni sempre più ampie nell’ambito dell’offerta dei servizi pubblici e nelle modalità di intermediazione; occorre superare l’approccio demagogico che ha portato il governo tecnico a fingere l’attuazione di una riforma liberalizzatrice diminuendo garanzie e controlli di professionalità a chi svolge compiti riconosciuti, rischiando indiscriminati accessi a solo nocumento delle garanzie per i cittadini/utenti, e dimenticando di liberalizzare i servizi di pubblica utilità, l’accesso alle reti, il sistema di controllo di finanza, banche e assicurazioni, oltre che dare attuazione ad una vera politica di privatizzazione delle partecipazioni pubbliche.

Vigilanza degli Stati e delle istituzioni europee sul rispetto dei patti: è dovere dell’Europa e dell’Italia sincerarsi che i miliardi di euro di prestiti erogati alle banche per ridare liquidità al sistema arrivino alle famiglie e alle imprese, senza fermarsi nelle casse degli istituti di credito che, al contrario, chiudono i rubinetti. E’ altresì necessario che le Istituzioni europee definiscano un disciplinare con le corrette modalità di utilizzo delle risorse comunitarie stanziate a supporto della crescita economica e approntino un credibile sistema sanzionatorio a carico di chi non si attiene alle disposizioni.
Varo di una legge che separi le banche d’affari da quelle commerciali, dividendo le attività bancarie ordinarie da quelle speculative. Divieto di speculazioni finanziarie e operazioni ad alto rischio con i soldi dei correntisti, dei piccoli risparmiatori, delle imprese e delle famiglie. In un momento di crisi come quello attuale non ci devono essere margini per l’azzardo sulle risorse dei più deboli.
Valorizzazione dei Confidi patrimonializzandone adeguatamente i relativi fondi di garanzia e riconoscendo agli stessi il ruolo essenziale di sostegno al sistema imprenditoriale.
Patto Stato-Regioni per utilizzare i piani operativi regionali del Fondo sociale europeo in tutte le Regioni per progetti di microcredito, a sostegno delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi che hanno difficoltà di accesso al credito bancario.
Introduzione di un tetto massimo ai compensi dei manager e di vincoli alla distribuzione dei dividendi per gli istituti di credito che si avvalgono del fondo di garanzia per le banche italiane introdotto nel ‘Salva Italia’.

Riduzione del cuneo fiscale nei primi anni di assunzione di un nuovo lavoratore.
Rafforzamento dell'apprendistato come transizione tra formazione e lavoro e come strumento di accesso al mondo del lavoro.
Conclusione della riforma del lavoro secondo il principio dei pari diritti di tutti i lavoratori. Riforma che si ispiri al Contratto Unico per tutti, un sistema che preveda un grado di tutela crescente con l'anzianità di servizio in una determinata azienda, con maggiore flessibilità nei primi anni e un discreto grado di rigidità negli anni successivi.
Incentivazione a forme di partecipazione agli utili da parte dei lavoratori.
Sistema unico di ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori e rafforzamento delle politiche attive.
Valorizzazione dei lavori tradizionali e dei lavori manuali, soprattutto dell'artigianato di qualità.
Introduzione dell'orientamento al lavoro e dell’educazione all’imprenditorialità nelle materie scolastiche di ogni istituto secondario. Miglioramento degli strumenti di collegamento tra scuola, università e mondo del lavoro.
Apertura ed incentivazione al ricorso della contrattazione aziendale, di distretto o territorio per dare risposte puntuali e meno vincolate alla visione centralizzante del conservatorismo sindacale.

Istituzione dei voucher sociali per rendere libero il cittadino di scegliersi la struttura presso cui rivolgere le proprie richieste. Il voucher è un titolo d’acquisto corrispondente a un valore monetario che legittima l’ottenimento di beni o servizi in strutture accreditate. Il passaggio alla gestione dei servizi socio-sanitari con l’utilizzo dei voucher obbligherebbe i soggetti erogatori dei servizi a operare in un mercato concorrenziale, migliorandone la qualità; il beneficiario potrà quindi scegliere, in un libero mercato, l’ente dal quale farsi assistere. Lo strumento è efficace anche per contrastare gli abusi, come quello dei falsi invalidi.
Programmazione sociale a medio-lungo termine capace di rispondere ai bisogni sociali presenti e anticipare quelli futuri. Ridursi a pensare nell’emergenza ha costruito il muro di gomma contro cui si stanno scontrando le odierne e principali questioni sociali: invecchiamento demografico, aumento flussi migratori, nuove povertà.
Investimento sostanziale sul Terzo Settore in quanto parte sociale. Andare oltre le dichiarazioni d’intenti e coinvolgerlo nella definizione delle politiche sociali di cui è il soggetto attuatore, coinvolgendo quindi i portatori di bisogno
Superamento della dicotomia (e talvolta del conflitto) tra pubblico e privato: incentivare le aziende che si impegnano nella ‘responsabilità sociale d’impresa’.
Inserimento lavorativo delle categorie svantaggiate: il superamento dell’assistenzialismo passa attraverso un radicale cambio di prospettiva che vede le persone in difficoltà non solo “assistite”, ma parte attiva e risorsa socio-economica della comunità.
Introduzione della sicurezza stradale come materia obbligatoria nelle scuole con specifico programma ministeriale. Approfondire la possibilità dell'introduzione nel codice penale del reato di "omicidio stradale", ferme restando le considerazioni e le limitazioni di natura giuridica che un'ipotesi del genere comporta. Incentivare la formazione sulla sicurezza stradale, introducendo la detraibilità dei costi del corso per il conseguimento della patente e per i corsi di aggiornamento.
Attuazione di politiche di sussidiarietà fiscale attraverso la stabilizzazione del 5x1000 in modo che non sia soltanto il pubblico a farsi carico dei servizi sociali, ma anche i contribuenti. Rendere più efficiente questo strumento fiscale che dà al non-profit la possibilità di garantire i servizi con l’aiuto dei contribuenti.
Semplificazione, incentivazione e promozione delle agevolazioni fiscali per i privati cittadini e le aziende che donano risorse a enti non commerciali e non lucrativi.

Dislocazione della Giustizia sul territorio.
E’ indispensabile riattivare gli Uffici Giudiziari recentemente soppressi e abrogare tutte le leggi che negli ultimi anni hanno disposto la chiusura di molti Tribunali.
La distribuzione capillare della Giustizia sul territorio è indispensabile per garantire ai cittadini facilità di accesso al sistema e consapevolezza della presenza dello Stato, ma dovrà tener conto di molteplici fattori, tra cui la domanda di giustizia che dal territorio proviene.
Dobbiamo, quindi, ridisegnare le circoscrizioni giudiziarie con cognizione di causa, e dopo aver raccolto tutti i dati necessari a garantire una giusta e corretta distribuzione degli uffici.
E’ indispensabile prevedere un coinvolgimento degli enti locali nell'amministrazione della giustizia, nell'organizzazione nel reperimento delle risorse, nei momenti decisionali di natura amministrativa.
E’ necessario che la geografia giudiziaria sia svincolata dalla geografia amministrativa.
Non è obbligatorio che il circondario di un Tribunale coincida con una Comune o con una Provincia, così come non è obbligatorio che il distretto di Corte d’Appello abbia portata regionale.
Soggetti della giurisdizione.
La giustizia è un momento fondamentale della vita dello Stato, ragion per cui tutti i soggetti che interagiscono nel suo nome devono rispondere all’etica della responsabilità, nella considerazione della sacralità del sistema.
Partendo dal dato oggettivo dell’esistenza di un elefantiasi della Giustizia, sia con riferimento alla quantità, che con riferimento all’organizzazione, dobbiamo riconfigurare ruoli e poteri di tutti i soggetti che interagiscono nel processo e al di fuori del processo, ripristinando per tutti il concetto della responsabilità.
All’etica della responsabilità corrisponde l’esigenza di una migliore preparazione universitaria e di una costante formazione di tutti coloro che rivestono un ruolo nella soluzione delle controversie.
In campo civile e, per i reati perseguibili a querela di parte, anche nel settore penale, per recuperare risorse e velocizzare la soluzione delle liti, si potrebbe ipotizzare la valorizzazione del ruolo degli Avvocati, da formare anche nelle tecniche di mediazione, in maniera tale da consentire il loro valido apporto nella soluzione stragiudiziale della controversia, ed evitare il ricorso immediato al processo.
In campo civile e penale, si potrebbe immaginare una riforma della Magistratura Onoraria, unificando le diverse figure attualmente esistenti, e assegnandole un settore di giurisdizione ben definito.
In tal modo, attraverso l’attività preventiva diminuirebbe il contenzioso giudiziale, e attraverso l’ampliamento e la razionalizzazione dei settori d’intervento dei magistrati onorari, sarebbero devoluti alla magistratura ordinaria solo quei processi più importanti e delicati, con particolare riferimento al settore penale ed al settore del diritto di famiglia e minorile, ambiti che toccano i diritti fondamentali della persona.
Il processo.
Se le modifiche richieste a proposito dei soggetti della giurisdizione fossero a regime, un passo notevole sulla velocizzazione del processo sarebbe già compiuto. In ogni caso i principi rispetto ai quali non si possono compiere passi indietro sono il regime delle garanzie e il principio della disponibilità nel processo civile.
Il nostro lavoro sarà indirizzato verso la semplificazione dei riti e la specializzazione, privilegiando la settorializzazione del sistema.
Vediamo, ad esempio, con favore l’istituzione del Tribunale della Famiglia, in grado di accorpare i diversi settori giurisdizionali attualmente esistenti, di specializzarsi per l’area tematica e trattare unitariamente tutti i problemi riguardanti la famiglia: dalla separazione tra coniugi, all’affidamento dei figli, alla tutela dei minori, sino al diritto penale minorile, nell’ottica dell’imprescindibile tutela dei diritti dei minori nati nel matrimonio o al di fuori di esso.
I costi di accesso alla Giustizia dovranno essere ridotti, poiché tutti devono avere la possibilità di accedervi.
Nel processo penale è necessario prendere atto che il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale è solo un dogma, dal momento che la decisione su quali processi portare avanti o quali reati perseguire è, in realtà, rimessa alla volontà del singolo magistrato, che non risponde a nessuno delle sue scelte. Bisognerà cominciare a ragionare di indirizzi generali di politica criminale da affidare al Parlamento. E portare avanti la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti, non solo per garantire la terzietà di chi decide, ma anche per poter godere di Procure altamente specializzate che possano stare al passo con la complessità dei crimini.
Per contrastare il crimine è necessario incrementare e formare le forze dell’ordine, consentendo loro di operare con tecnologie avanzate diffuse sul territorio, e non limitate nella disponibilità a pochi gruppi di eccellenza.
L’esecuzione della pena – La funzione della pena.
Attualmente, l’incapacità dello stato di gestire velocemente i processi comporta speso l’impunità di chi delinque. Non solo, ma l’inadeguatezza delle strutture e del sistema di applicazione, non consente, alla pena, nei casi in cui deve essere scontata, di svolgere quella funzione sì punitiva, ma nel contempo rieducativa, che il nostro ordinamento le assegna.
Sono quindi necessari interventi di snellimento del processo, conservando tutti gli indispensabili sistemi di garanzia e agendo sull’organizzazione, nonché una nuova formulazione del sistema di applicazione della pena, così da consentire innanzitutto che la pena sia scontata, in secondo luogo che il condannato non si abbrutisca in carcere e non diventi solamente un peso per se stesso e per la società.
Si potrebbe ipotizzare come regola lo svolgimento di lavori socialmente utili, e limitare la restrizione della libertà personale a precise tipologie di reato, o a quelle personalità essenzialmente criminali.
Si dovrebbe ripristinare la regola della restrizione in istituti differenti, a seconda del reato commesso, e separare chi è in attesa di giudizio da chi sta scontando una pena definitiva.
Il problema del sovraffollamento non può essere risolto né ricorrendo a generalizzati sistemi di premialità, né necessariamente costruendo più carceri.
Dobbiamo evitare che il detenuto costituisca solo un peso per la società, trasformandolo in una risorsa e restituendogli quella dignità che non può essere negata a nessun essere umano.
Nel contempo, è giusto che le vittime di reati non si sentano tradite dallo Stato e che il personale che opera nelle carceri sia formato e gratificato.
Responsabilità e responsabilizzazione dei soggetti della giurisdizione.
Il tema della responsabilità e della responsabilizzazione di tutti i soggetti che interagiscono nell’amministrazione della giustizia, dovrà trovare ampio risalto.
Non è possibile tollerare l’inesistenza di “sine cure” vale a dire aree di impunità assoluta. Tutte le categorie professionali interessate dovranno osservare e far rispettare adeguati codici deontologici per ciò che riguarda la rispettiva “giustizia interna”, ed assicurare l’espulsione di coloro che tali principi non rispettano.
Ciascuno dovrà rispondere delle proprie azioni nei confronti dei soggetti danneggiati dal proprio operato, senza che ciò possa limitarne l’autonomia e l’indipendenza, ma garantendo i cittadini da errori ed abusi.
Giustizia Amministrativa
I rapporti tra cittadino e Pubblica Amministrazione dovranno essere improntati a giustizia e trasparenza. E ciascuno dovrà avere la possibilità di ricorrere al Giudice ogni qualvolta ritenga di essere stato vittima di un errore o di un abuso, senza essere costretto a sostenere gli attuali ingenti costi del processo amministrativo.
Il contenzioso amministrativo dovrà essere prevenuto garantendo maggiori poteri di partecipazione al procedimento da parte del cittadino, incentivando il ricorso agli accordi e a forme di mediazione preventiva.
Alla luce dei risultati conseguiti, dell’utilità sociale e dell’esame del rapporto costi/ benefici, andrà ripensato e riesaminato il ruolo delle numerose Autorità Garanti istituite nel tempo, per evitare duplicazioni e non disperdere risorse essenziali.

Introduzione del quoziente familiare. Una battaglia antica e moderna per alleggerire il carico fiscale proporzionalmente al numero dei familiari. Criterio volto a favorire la natalità per una nazione che lentamente sta morendo. Introduzione del quoziente solo per redditi che non superino una determinata soglia e sistema di assegni familiari a favore delle fasce più povere che non troverebbero giovamento. Il costo stimato è di 12 mld. La spesa pubblica annuale è di 800: il gioco vale la candela.
Introduzione del quoziente familiare come criterio di selezione per le agevolazioni, secondo un’attenta valutazione delle condizioni della famiglia. Tale proposta propone sconti sulle tariffe basati su parametri che riducono il valore ISEE. Riguardano il numero dei figli, l’età, la condizione di disoccupazione e la presenza di disabilità in famiglia.
Possibilità di accesso al periodo di astensione lavorativa, specialmente nel primo anno di vita, per entrambi i genitori.
Iva al 4% sui prodotti per l’infanzia.
Rimuovere le cause economiche e sociali, che portano a rinunciare alla maternità, attraverso forme di sostegno ed una corretta applicazione della legislazione vigente.
Rilancio dell’occupazione femminile, garantendo il part-time e diffondendo il telelavoro; tenuto conto che l’indice di natalità aumenta dove cresce l’occupazione femminile.
Potenziamento dell’offerta pubblico-privata degli asili nido, anche mediante la promozione di forme associative di gestione, fondate su un patto di solidarietà tra le famiglie e nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà.
Forme d’incentivo per l'apertura degli asili nido sul posto di lavoro, condominiali e in case private secondo il modello dei Tagesmutter.
Sostegno al cosiddetto "Condiviso bis": prosecuzione di ogni iniziativa legislativa a sostegno delle politiche a favore della bigeitorialita' intesa come diritto dei figli di poter crescere in maniera equilibrata con entrambi i genitori anche in caso di loro separazione.
Introduzione di una concreta politica abitativa per le giovani coppie. Rifinanziamento del Fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa per le giovani coppie e i precari.

Intervento con strumenti per sviluppare una politica di sistema, indispensabile per poter sostenere la competizione con i Paesi concorrenti. Gli aspetti su cui insistere sono due: potenziamento della rete di servizi e investimenti sulla formazione degli operatori.
Investimento sul turismo e promozione del marchio “Italia”, mettendo a sistema le attrazioni e collegandole con chi offre ospitalità, ristorazione, servizi di guida, piuttosto che con l’agroalimentare, rendendo accessibile la rete e non il singolo monumento.
Forte ed incentivante politica di defiscalizzazione, anche tramite ricorso all’istituto del credito d’imposta, a favore del privato che intenda investire in infrastrutture connesse al turismo ed all’ampliamento e miglioramento delle strutture ricettive di accoglienza.
Formazione decisa, moderna, innovativa degli operatori e riqualificazione di quelli esistenti. Basta con gli improvvisati.
Avvicinamento della scuola e dell’università al mercato del lavoro, riducendo la distanza tra l’esigenza di competenze delle imprese e l’offerta fin qui disponibile. Rimodulare gli indirizzi formativi rivolti al turismo, dagli istituti professionali alle Università.
Accesso alle Soprintendenze per i giovani. Da più di 10 anni non sono banditi concorsi, si sono moltiplicate le sedi distaccate con proliferazione di incarichi dirigenziali. Occorrono nuovi concorsi e il varo di una nuova generazione di Soprintendenti che sappia coniugare cultura della conservazione con gestione economica, tutela dei beni con loro messa a reddito, dando nuova vitalità a un’attività percepita solo come interdittoria. L’Italia deve sfornare le eccellenze mondiali di questo settore.
Finanziamento dei Beni culturali con i Beni culturali. Attualmente tutti gli introiti (dagli ingressi ai diritti di copyright sulle immagini del nostro patrimonio) vengono versati al Ministero delle Finanze e solo in minima parte riutilizzati per la cultura. È necessario che tutte queste entrate siano destinate a restauri, tutela, valorizzazione, formazione.
Restauro del pubblico con il privato. L’abbandono di intere aree archeologiche e opere d’arte impone il ripensamento del sistema dei restauri e una decisa attività di conciliazione degli interventi manutentivi con il privato. Serve garantire defiscalizzazione e sgravi tributari (come all’estero) e un regime fiscale per il restauro che sia un incoraggiamento alle imprese a maturare appeal pubblicitario di qualità.
Valorizzazione dell’esistente invisibile. Tutti i musei italiani hanno depositi ricchissimi di materiali storici e artistici. E’ mancata finora la volontà di valorizzare questo giacimento. È necessario catalogare e creare una rete tra Musei e Soprintendenze che elabori attività espositive dedicate a queste opere. La loro itineranza internazionale deve essere agevolata con procedure snelle, forme di “affitto a lungo periodo” accompagnate dal ‘marchio Italia’, con vantaggi di ricavo e di pubblicità per il nostro patrimonio culturale.
Agevolazione della fruizione del patrimonio culturale a parte della popolazione, anche attraverso l’obbligo di apertura delle strutture pubbliche di interesse artistico e culturale nelle giornate festive e prevedendo forme di incentivazione alla presenza di famiglie e scolaresche.
Studio e realizzazione di nuovi media per il patrimonio artistico. Attualmente i nostri musei sono privi di siti web di divulgazione, i pochi esistenti sono obsoleti e inutilizzabili. Non è rinviabile l’accesso alle moderne tecnologie, anche per incoraggiare i nuovi fruitori – la generazione dei nativi digitali – detentori della nuova domanda.
Il rischio snaturamento delle città storiche sotto i colpi delle esigenze commerciali va controllato e contrastato. Gli elementi caratteristici dei centri storici o dei quartieri identitari (nuclei urbani liberty, razionalismo, ecc.) devono essere difesi in quanto divulgatori di cultura italiana e attrazione a loro volta. Botteghe artigianali, musei di settore, librerie, attività primarie devono essere salvaguardati mediante agevolazioni fiscali, ma anche con un’economia di scala, sul modello dei centri commerciali. Una politica di consorzi di strada va incoraggiata con strumenti idonei.
Riapertura del negoziato con la Commissione Europea al fine di concordare una soluzione normativa per valorizzare e stabilizzare le concessioni demaniali balneari al fine di garantire la continuità d'impresa e il rilancio degli investimenti diretti e dell'indotto.

Riavviamento del processo di autonomia amministrativa e finanziaria delle istituzioni scolastiche e universitarie e coniugarlo con seri criteri di responsabilità, per assicurare una gestione delle risorse più oculata e più attenta ai bisogni delle strutture.
Revisione della geografia delle istituzioni universitarie sul territorio nazionale, per cancellare le duplicazioni, le sedi inutili e abbattere i costi di gestione.
Implementazione dei sistemi di valutazione e di aggiornamento culturale e professionale della classe docente, per permettere ai professori di svolgere al meglio la propria funzione educativa, strategica per lo sviluppo dell’Italia.
Incentivazione dell’apertura delle istituzioni scolastiche e universitarie oltre l’orario didattico, rilanciando accordi e convenzioni con associazioni sportive, culturali e del terzo settore, anche in sinergia con gli Enti locali, per sviluppare attività rivolte agli studenti, alle loro famiglie e al territorio.
Potenziamento dell’educazione motoria e sportiva sia nella scuola primaria sia nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Allo sport deve essere riconosciuto il fondamentale contributo che esercita come strumento di inclusione e crescita sociale dei giovani e di insegnamento a seguire un corretto stile di vita. Per questo deve essere prevista lintroduzione nella 4° e 5° elementare, anni in cui si determina il rapporto del bambino con l'attività fisica, dell'insegnamento dell'attività motoria da parte di personale qualificato (IUSM).
Attenzione al problema della sicurezza di tutte le strutture scolastiche, rendendo immediatamente disponibili i fondi destinati all’edilizia scolastica già stanziati e non ancora spesi ed escludendoli dal patto di stabilità.
Affermazione della centralità della funzione docente nella società della conoscenza. Il sistema oggi non è in grado di appagare le aspirazioni delle forze positive presenti nella scuola e nell’università, con il grave rischio di frustrare le legittime aspettative e di allontanare dalla professione i migliori talenti. È necessario costruire un sistema più efficiente di progressione della carriera del personale docente, pena la dispersione del capitale umano e professionale, indispensabile per raggiungere adeguati livelli di qualità nel processo educativo.
Snellimento delle procedure burocratiche per sostenere la mobilità europea degli studenti italiani, attraverso lo sviluppo di scambi bilaterali e nuove partnership tra le università e gli enti pubblici di ricerca.
Ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario alle università non solo sulla base di criteri meramente quantitativi come il numero degli iscritti, ma soprattutto su parametri di efficienza, eccellenza, qualità dei servizi e della ricerca, adeguati alla media dei costi standard per studente negli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Ocse. Una quota del Fondo deve essere, inoltre, destinato obbligatoriamente al finanziamento di assegni di ricerca e della borse di dottorato.
Istituzione del Fondo per il prestito d’onore.

Rispetto del programma dell’Agenda digitale italiana che prevede la diffusione della banda larga su tutto il territorio nazionale entro il 2013 e banda ultra larga al 50% della popolazione entro il 2015
Sostegno allo sviluppo di start up o progetti d’impresa che agiscono nel comparto della internet economy, non solo attraverso il sistema del reperimento dei capitali ma anche nello snellimento burocratico e l’agevolazione fiscale allo scopo di limitare il rischio di “corporate drain”, cioè la fuoriuscita delle migliori idee innovative dal nostro paese.
Riduzione al 4% dell’Iva sull’acquisto e la vendita online di contenuti digitali per sviluppare le attività di e-commerce.
Proposta d’inserimento di crediti formativi agli studenti che s’impegnano alla formazione delle generazioni non “computer literate”, per favorire l’inclusione digitale.
Promozione e sostegno per progetti di formazione sullo sviluppo della digitalizzazione delle Pmi, in collaborazione con università e operatori di rete e di tlc.

Rafforzamento del meccanismo degli accordi bilaterali con gli Stati di provenienza degli stranieri al fine di governare i flussi, attuazione di politiche di rimpatrio, coordinamento della sicurezza, azione diplomatica sullo scacchiere mediorientale.
Inasprimento contro i nuovi mercanti di esseri umani, la diffusione del lavoro nero, del caporalato e dello sfruttamento.
Introduzione meccanismi di incentivo all’apprendimento della lingua, della cultura e della Costituzione italiane.
Introduzione, a richiesta e senza demagogici automatismi, del diritto alla cittadinanza italiana per le “seconde generazioni”, non per semplice nascita sul territorio nazionale, ma secondo il principio che chi completa l’intero ciclo della scuola dell’obbligo e dimostra piena integrazione e volontà di ottenimento della cittadinanza è da reputarsi titolato ad averla.

Priorità al risparmio energetico, con azioni decise e non più rinviabili che possono fruttare un 30% in meno di consumi (e quindi di bolletta). E’ urgente razionalizzare e rilanciare le fonti rinnovabili: fotovoltaico, solare termico, eolico, biomasse, geotermico nella logica di distribuzione orizzontale e dell’autoproduzione. Avere il coraggio di investire sulla ricerca, capeggiando, da paese industrializzato privo di centrali nucleari, il consorzio internazionale per la fusione nucleare, cioè il nucleare pulito.
Investimento sul consumo di prodotti locali, a partire dall’agricoltura, riducendo i costi dei trasporti e della conservazione, l’inquinamento relativo provocato, sostenendo l’economia locale, rispettando vocazioni e tradizioni dei luoghi, producendo benessere e salute.
Pur comprendendo che l’adozione di moderni sistemi di coltivazione garantisce una quantità di produzione e di presenza sui mercati mondiali sconosciuta in precedenza, riteniamo che debbano prevedersi forme di forte premialità verso chi opera senza il ricorso agli Ogm, il ricorso ai quali rischierebbe di snaturare la tendenza qualitativa e non quantitativa della nostra filiera agricola. La coltivazione della terra, la pastorizia e l’allevamento sono il frutto secolare dell’amore per il territorio e del rispetto per i cicli della natura, volerli stravolgere in nome della frenetica volontà di disporre sempre e comunque di ogni prodotto, determina un generale impoverimento della qualità e delle specificità che fanno grande e inimitabile il nostro patrimonio, e che costituiscono l’elemento di prima e più immediata riconoscibilità internazionale del “made in Italy”.
Niente discariche né inceneritori: è l’obiettivo strategico a cui tendere nel medio-lungo periodo. Il principio ispiratore del ciclo dei rifiuti è quello di riutilizzare gli scarti come materia prima seconda. In tutto il mondo sviluppato le materie raccolte e riciclate vengono vendute nell’industria. Da noi si gettano ancora in discarica, magari abusivamente o senza aver impermeabilizzato il suolo e paghiamo anche profumatamente chi li riceve. Produrre meno rifiuti, vietare imballaggi inutili e costosi, reintrodurre il vuoto a rendere, fare la raccolta porta a porta, sviluppare la filiera industriale dei materiali riciclati. Se questo ciclo viene messo in atto, la quantità residua di rifiuti è talmente scarsa e di così basso valore energetico che non vale la pena incenerirla, eliminando i danni per ambiente e salute. Facendo i giusti investimenti e perseguendo questa politica, entro pochi anni può essere raggiunto l’obiettivo di rendere ‘superflue’ le grandi discariche e gli inceneritori. Gli inceneritori, infatti, possono produrre energia elettrica solo se bruciano legno, carta e plastica. E, di fatto, oggi funzionano solo perché sostenuti impropriamente con i finanziamenti del famigerato Cip6 (quota parte della bolletta elettrica che dovrebbe aiutare solo le energie rinnovabili e invece in Italia finisce soprattutto sulle fonti ‘assimilabili’).
Incentivazione del sistema premiale per la gestione del territorio e del paesaggio, i vincoli passivi sono un sistema superato. Potenziare i sistemi volti alla valorizzazione e allo sviluppo sostenibile: recupero dei centri storici con adeguate semplificazioni amministrative. Si agli alberghi diffusi, ai borghi dei mestieri, ai servizi per i circuiti culturali e i distretti turistici, agli incentivi per il recupero e le ristrutturazioni degli immobili di valenza storica. Promozione delle delocalizzazioni dalle zone rosse, e quindi a rischio, con crediti edilizi.
Sviluppo eco-sostenibile delle città conciliando rispetto dell’ambiente, qualità della vita e servizi per la collettività. Superamento della dimensione quantitativa nello sviluppo urbano e aumento degli investimenti dello Stato con semplificazione dei vincoli per le amministrazioni locali e le imprese che progettano Smart Cities. Sostituzione edilizia, premi di cubatura in cambio della realizzazione di quartieri moderni e di bio-architettura, in luogo di quelli intensivi, ex abusivi, degradati e atomizzanti.
Incentivare l'utilizzo di metodi di ricerca scientifica alternativi alla sperimentazione animale, già proibita a livello europeo in ambito cosmetico, e garantire il recupero degli animali sopravvissuti alla sperimentazione. Imporre uno standard minimo di benessere per gli animali negli allevamenti, che preveda un adeguato spazio di movimento anche all'aperto per garantire una vita dignitosa agli animali e anche la salute dei cittadini.


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