Cavalchini, PISU: Una scelta non all’insegna della partecipazione estesa.
by Pier Carlo Lava
Alessandria: Come avevamo anticipato abbiamo voluto capire quali sono i motivi di fondo per i quali Pier Luigi Cavalchini direttore delle testata online Città Futura, aveva manifestato un certo dissenso in merito alla questione del PISU, nell’occasione abbiamo chiesto la sua opinione anche su altre vicende di stretta attualità per la nostra città, quali il progetto della grande multiutility Amag, la situazione di ATM e i Consigli di quartiere.
Queste le sue risposte a nostro avviso interessanti alle nostre domande, a seguito delle quali varrebbe la pena aprire un dibattito.
Ci spieghi perchè non concordi in merito ai contenuti dei progetti del PISU ed inoltre qual è la tua opinione sul ponte Meier?
Per questa questione è molto semplice, si deve partire dal dopo alluvione 1994, dagli anni in cui giunsero centinaia e centinaia di miliardi delle vecchie lire per risistemare Alessandria. Di lì è partita l’opzione “eliminazione e ricostruzione di tutti i ponti” con eventualmente la possibilità di costruirne uno monumentale. La città sarebbe stata messa in sicurezza (da eventi alluvionali) solo tramite argini e sistemi passivi di difesa, senza interventi sulle aree di restringimento (il famoso “naso” dell’Osterietta) e soprattutto abbandonando del tutto l’ipotesi “aree di laminazione”. In sostanza si è preferito spendere soldi per opere di parziale utilità (anche se nuove) piuttosto che investire in qualcosa di più duraturo e sicuro. Ricordiamoci che una parte del mondo scientifico ancora oggi ci rammenta che il percorso da seguire sarebbe dovuto essere diverso ma… dopo l’intervento arbitrario dell’agosto 2010 abbiamo capito che tutto, ma proprio tutto, era già stato scritto. Arrivati a questo punto, però, desideriamo avere un ponte come si deve, efficiente, utile per il passaggio in Cittadella, valido almeno quanto lo sono stati quelli in muratura che lo hanno preceduto, anche bello e significativo architettonicamente ma, di sicuro, quest’ultimo aspetto deve essere di secondo piano. E, visto che ci siamo, con una manutenzione dai costi contenuti, data la congiuntura dissestata. Sul Progetto Integrato di Sviluppo Urbano poco di più. In ballo ci sono una trentina di milioni “unico momento di sviluppo a disposizione della città” come si è più volte detto. Bene, un maggiore coinvolgimento fin dall’inizio di popolazione, associazioni, Enti e studi qualificati avrebbe potuto portare a scelte diverse, maggiormente condivise e partecipate. Anche la pubblicazione del sito “dedicato” è avvenuta un po’ tardi e, soprattutto, quanto i dettagli (incarichi compresi) dei lavori erano già stati definiti. Una scelta, certamente, ma non all’insegna della partecipazione estesa. La speranza sta in ciò che ne uscirà che, ci auguriamo, sia veramente al livello delle aspettative.
Sei favorevole al progetto della grande multiutility AMAG?
Già da tempo ci siamo espressi per una semplificazione delle modalità di erogazione dei servizi, con il duplice obiettivo dell’efficienza e del controllo di spesa. Se la “Multiutility” sarà questo, garantite le corrette coperture in caso di interventi sul personale, noi siamo d’accordissimo.
La situazione dell’ATM è critica, i sindacati non hanno firmato l’accordo per cassa integrazione, che cosa ne pensi?
Sono trent’anni che l’Atm deve trovare nelle sue modalità di erogazione del “servizio trasporto” la sua prima ragion d’essere. Le tratte coperte devono essere molte, con passaggi puntuali e frequenti. Soprattutto l’afflusso di persone deve essere massiccio e, per questo, deve essere opportunamente incentivato. Ci sono aziende per i trasporti pubblici (non necessariamente sempre e comunque “in house” cioè “comunali”) che non sono in passivo, anzi chiudono da anni in attivo. Lione, Digione, Colonia, Friburgo (citiamo esempi francesi e tedeschi di cui siamo certi) hanno fatto del “servizio pubblico ai cittadini” addirittura una fonte di entrata stabile da cui attingere per altre funzioni, e questo senza artifici di sorta. Quindi, prima di tutto la qualificazione e il miglioramento del servizio, anche con interventi societari opportuni, il resto verrà da se’.
Che fine hanno fatto i nuovi Consigli di quartiere o ambito territoriale dei quali si era parlato in diverse commissioni?
In merito a questa domanda penso di aver già risposto citando la lodevole iniziativa promossa dal Comune e riportata in dettaglio sul sito di Città Futura. Bisognerà vedere, poi, come sarà formata e come funzionerà la Commissione preposta alla scelta delle varie “idee” di Associazioni e Enti, organo di “filtro” fondamentale per evitare chiacchiere inutili, proposte bislacche e, soprattutto, per identificare coloro i quali tenderanno a strumentalizzare un’occasione di partecipazione di quel genere. Beninteso, non può e non deve essere l’unico. Ci dovrebbero essere anche organismi rappresentativi classici con sedi di incontro, appuntamenti ben pubblicizzati e possibilità di “pesare” nelle scelte in modi e tempi da stabilire… ma – come si dice – anche qui il tempo comincia a stringere. Il rischio di essere accomunati al “bradipo” Renzi è dietro l’angolo e, anche qui, ci attendiamo proposte innovative, concrete e stimolanti.
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