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domenica, 07 settembre 2008, 13:57
Nell'ultimo anno abbiamo avuto a che fare con l'ospedale di Alessandria abbastanza da pensare che chi lo ha realizzato abbia qualcosa contro i malati, o almeno contro chi ha a che fare col reparto ortopedia.
No, un momento. Prima una precisazione: medici e infermieri sono stati probabilmente il meglio che potessimo chiedere. Se Laura può di nuovo dire di avere una caviglia sinistra, una tibia e un perone e non un mucchietto di briciole sparse, se in questi mesi ha potuto visitare Londra, New York e le Fiandre camminando sulle sue gambe, è soprattutto grazie a loro e al fisioterapista che l'ha seguita per tutta la riabilitazione (grazie Jack!!!).
Detto questo, quell'ospedale sembra pensato apposta per mettere in difficoltà chi ha problemi di deambulazione.
Le prime visite dopo il ricovero si tengono in sala gessi, che si trova immediatamente dietro al Pronto Soccorso MA non è ufficialmente raggiungibile attraversando il Pronto Soccorso, per cui ci sono tre alternative. La prima prevede che si implorino gli addetti dell'accettazione del Pronto Soccorso, e funziona bene se la persona che deve essere visitata si presenta in carrozzina (o -meno...- con le stampelle, e magari l'espressione da malatina terminale che m'ha contraddistinto per i 3 mesi successivi all'incidente, che aiuta sempre - ndL'). Le altre due alternative consistono nell'accedere all'ospedale dalle due entrate principali; il problema è semplice: pensando all'ospedale come a un quadrato, se la sala gessi si trova grossomodo a metà di un lato, i due ingressi sono collocati verso gli estremi opposti dei due lati adiacenti. Mettiamola così: per arrivarci, in entrambi i casi è necessario attraversare praticamente tutto il piano terra. E già qui ci si potrebbe iniziare a pensare che qualcosa non va, ma non è così semplice: infatti, per orientarsi viene fornita una semplice mappa dell'ospedale; peccato che questa mappa sia un po' troppo semplice, dato che vengono indicati sì i vari reparti, ma non i corridoi né un banalissimo "voi siete qui". Uno dice ok, sei nel reparto xyz, sulla mappa è indicato dove si trova, dovresti capire come sei messo. Certo, peccato che copo aver svoltato tre volte a destra e quattro a sinistra non so nemmeno più come diavolo sono orientato!
Insomma, il risultato è che alla fine ci si deve affidare a infermieri e medici, chiedendo loro da che parte si deve andare per raggiungere la sala gessi, e non credo sia la soluzione più pratica.
La (blando eufemismo) perplessità monta quando, giunti allo sportello di accettazione della sala gessi, si vede una simpatica porta che dà direttamente sulla strada. Peccato che tale porta sia inesorabilmente chiusa, oltre che in cima a una rampa di scale e per quanto mi ricordo - ma potrei sbagliarmi - senza nessuna facilitazione per disabili, quindi fondamentalmente INUTILE, anche e soprattutto per l'evacuazione in caso di emergenza. Perché? Perché, dico io?
Uno potrebbe pensare sia finita qui, e invece no. Già, perché allo sportello di accettazione (attenzione: se scriviamo sportello è perché ce n'è UNO, al quale abbiamo sempre trovato la stessa persona!) è normale fare una coda non indifferente. Be', ok, siamo in un ospedale, ci sono parecchie persone davanti a te, insomma potrebbe essere normale. Già, potrebbe esserlo se non fosse per il fatto che spesso davanti a te più della metà delle persone sono lì per prenotare una visita, non per farsi visitare, benché ci sia un comodo servizio telefonico che permette di svolgere questa attività senza perdere mezza giornata e senza farla perdere a chi è lì perché l'appuntamento l'ha già preso al telefono. A questo punto, i casi sono due: o ad Alessandria i malati sono tutti rimbambiti e si divertono a perdere il loro tempo, oppure è il caso di informarli MEGLIO della presenza di questo servizio telefonico. (mi dicono dalla regia che in effetti un avviso c'è, proprio allo sportello, quindi spezzo una lancia in favore dell'ospedale anche se mi viene da pensare che grazie, se uno è già lì allo sportello magari si dice che a questo punto tanto vale; mi viene anche da pensare che forse si potrebbe allestire uno sportello prenotazioni APPOSTA per chi non può, non vuole [non sa? boh...] telefonare, ma insomma fate qualcosa per chi ha anche reso più facile il VOSTRO lavoro prenotando per tempo).
Ma andiamo avanti.
Fatta la simpatica fila, arriva il nostro turno: diamo all'impiegato il foglietto con la prenotazione, lui ci fornisce un ticket e noi lo dobbiamo pagare. Ovviamente di fianco all'ingresso dell'ospedale. Quello di prima. Eccoci che riattraversiamo tutto il piano terra.
Cammina, cammina ("cammina"... dipende... - ndL'), si va allo sportello bancario per pagare il ticket. Cosa c'è di fianco allo sportello bancario? Uno sportello automatico per effettuare i pagamenti con bancomat, carte di credito e contanti.
Ma porca miseria, metterne uno anche in sala gessi no?
Ma proseguiamo, perché per alcune delle visite è necessario farsi fare delle radiografie. E dov'è il reparto radiologia? Ovviamente di fianco alla sala gessi, no?
No. Si trova a tremila milioni di parsec, dalla sala gessi. O almeno così dev'essere sembrato a Laura le volte che si è dovuta sparare, prima in carrozzina e poi con le stampelle, tutta quella sgambata. E ritorno, OVVIAMENTE, perché poi alla sala gessi ci devi pure tornare per farti visitare (e non dimentichiamo che 2999 milioni di quei 3000 milioni di parsec si snodano attraverso un corridoio labirintico delle dimensioni di un budello, dove NON passano contemporaneamente una carrozzina e una barella... M'è capitato di incrociarne una mentre sudavo anche l'animella per arrivare a fare le radiografie, armata delle mie prodi stampelle, e ho dovuto ovviamente fermarmi, farmi da parte e aspettare che la barella passasse. Tipo senso unico alternato, però con le bestemmie - ndL').
Le radiografie? No, le radiografie non devi ritirarle tu a un altro sportello e portartele dietro durante la visita. Quando viene chiamato in sala gessi per farti visitare, le radiografie sono già lì, non stampate ma gloriosamente visualizzate sul computer dell'ortopedico. Geniale no? Niente stampe inutili, niente attese, una condivisione di rete è sufficiente. Geniale. Ma possibile che siano arrivati a pensare 'sta furbata tecnologica dell'invio immediato delle radiografie da un reparto all'altro ma poi il processo accettazione-ticket-pagamento-radiografie sia degno delle 12 fatiche di Asterix?
Quindi, ricapitolando: entri dall'ingresso principale, attraversi l'ospedale (perdendoti e ritrovandoti un paio di volte), arrivi all'accettazione, prendi il numerello, fai la fila, ti fai dare il ticket, vai a pagare il ticket, torni all'accettazione col ticket pagato, ti fai fare la richiesta per le radiografie, vai in Radiologia a farti irradiare, torni all'accettazione e finalmente...
...Finalmente ti fai un'altra fila per essere visitato/a dall'ortopedico di turno, che in cinque minuti scarsi ti dice che va tutto bene, che il decorso sta andando perfettamente, e quasi ti dimentichi dell'incazzatura...
Un'ultima nota: le ultime due visite si sono svolte in una sede distaccata dell'ospedale, a un paio di isolati di distanza. Già, peccato che la trafila del numerello sia COMUNQUE prevista, ovviamente sempre allo stesso sportello alla benedetta sala gessi di cui sopra. Argh.