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MessaggioInviato: 15/04/2013, 8:35 
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Località: Alessandria
Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori

PREMIO ATTILA ALESSANDRIA 2012

Scegliendo fra 18 concorrenti (http://www.scribd.com/doc/123316895/Nom ... fullscreen ), la Giuria ha votato il Premio Attila Alessandria 2012.

Ha vinto Carlo Cogliati

già presidente della Solvay (ex Ausimont) di Spinetta Marengo (Alessandria),classe 1938: sono sempre stato il primo della classe si definiva, infatti è il principale imputato (fra 8) e contumace per avvelenamento doloso e dolosa omessa bonifica nel processo in corso per la catastrofe ambientale che ha annientato la più grande falda acquifera provinciale tramite cromo esavalente e altri 20 veleni tossici e cancerogeni, oltre ad aver inquinato del teratogeno PFOA fino alla foce del Po. A prescindere dal protettorato di Comunione e Liberazione, non poteva non vincere Cogliati, considerato il numero di ammalati e famigliari dei deceduti, lavoratori e cittadini, a centinaia presenti come parti civili al processo dell’acqua bevuta. Senza tener conto delle ulteriori vittime in un altro processo che si aprirà per l’inquinamento dell’aria respirata.

Nelle foto pubblicate sul blog http://alessandriamd.blogspot.it potete apprendere che l’ambìto Premio Attila (già conseguito da calibri addirittura come Marcellino Gavio e Fabrizio Palenzona) è stato consegnato al contumace con apposita solenne cerimonia in ambiente severo e consono alla sua prossima ventura (15 anni di reclusione previsti per i reati ascrittigli).

Come potete vedere (le foto sono autentiche!) , Cogliati è protetto da una costosissima armatura forgiata dai suoi avvocati difensori, i più famosi fabbri legulei italiani, armatura particolarmente a tergo rinforzata a parare i colpi degli ex padroni belgi. Il premio è consegnato da uno dei due dipendenti che lui, fra tante rappresaglie, licenziò per aver denunciato lo scempio ambientale, nonché anticipando le accuse di Tangentopoli. Se osservate le foto della tavola fastosamente imbandita, noterete le sedie lasciate vuote dai coimputati che lo vorrebbero unico capro espiatorio, mentre a complimentarsi intravedrete il fantasma del grande Gianni Spinolo, l’altro licenziato che rientrò trionfalmente in fabbrica con sentenza in nome del popolo italiano: gli terrà compagnia per i prossimi 15 anni. Finalmente privato dell’armatura, a pane e acqua, acqua al cromo come quella che aveva immesso nei rubinetti delle case, il recluso Cogliati avrà così tutto il tempo di rileggersi i 20 faldoni di documenti e intercettazioni telefoniche che l’hanno inchiodato penalmente nel processo del secolo, in vana attesa della consueta amnistia e rimuginando sugli stratosferici emolumenti percepiti: più che inversamente proporzionali alla proverbiale tirchieria aziendale soprattutto a scapito degli investimenti ambientali.

Poi scontata la gattabuia, il fantasma lo terrà sveglio di notte per quei guadagni fatti sulla pelle della gente, che pur confiscati dalla Giustizia terrena neppure in minima parte hanno coperto i costi della bonifica del territorio, e per nulla risarcito le morti e le malattie. Il fantasma gli enumererà una per una le discariche illegittime non autorizzate né denunciate, i veleni sotterrati che ancora oggi dilavano nella falda sotterranea avvelenando i pozzi privati e l’acquedotto di Alessandria a mezzo di cromo esavalente, arsenico, antimonio, nichel, cloroformio, selenio, DDT, fluorurati, solfati, idrocarburi, metalli pesanti eccetera. Gli rammenterà di aver dolosamente nascosto agli enti pubblici la reale portata degli inquinamenti tossici e cancerogeni, e fatto nulla per eliminarli o soltanto ridurli, anzi, agendo con condotte delittuose per nascondere e falsificare documenti, analisi e dati ecosanitari. Gli ripeterà che non c’è perdono per aver così cagionato tumori e malattie ai lavoratori e ai cittadini, agli animali e alle piante. Né può consolare chiamare in correo gli altri imputati condannati, o gli impuniti nei decenni: politici, sindacalisti, amministratori, funzionari arpa e asl, magistrati.


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