Processo Eternit a Torino, in attesa della sentenza del 3 giugno 2013
Carissime lettrici e carissimi lettori, sedici mesi fa ascoltai in streaming, da casa, la sentenza di primo grado. Domani conto proprio, invece, di essere là, a Torino, presente in quell'aula che, come per molti di voi, è diventata un luogo famigliare.
Mi ha telefonato un collega da Le Monde e mi ha domandato "che previsioni fai?". Nessuna previsione. Sarebbe presuntuoso. Ma una speranza sì ce l'ho: che la giustizia processuale coincida con la giustizia del buon senso comune. Come molti di voi, non ho mai inseguito vendette, non ho mai coltivato rancori, non ho mai nutrito rabbia. Ho difeso idee e posizioni, ma non ho chiuso le orecchie a quelle avversarie. E oggi mi sento orgogliosa di far parte di questa collettività (come ho scritto nella dedica di "Malapolvere" : "Così sventurata ma così coraggiosa"); questa collettività intera mi inorgoglisce (se si esprime con correttezza): quella parte che l'ha pensata in un modo e quella che l'ha pensata in un altro, quella che la pensa in un modo e quella che la pensa in un altro.
Quale che sia il verdetto domani, intanto, già oggi, questo risultato di unità e condivisione (pur con distinzioni legittime) l'abbiamo ottenuto.
Ed è stato davvero un bell'allenamento, utilissimo per quel che ci aspetta, adesso, di ancora più difficile e urgente: chiedere, pretendere (oddio, anche implorare, se necessario, e l'ho già fatto) che non si aspettino trent'anni per avere la cura contro il mesotelioma. Anche in questo caso: previsioni? No. Ma speranza immensa.
Non perdiamoci di vista e stiamo insieme, neh!
Silvana Mossano
(ma con me, ne sono certa, firmano anche, da ovunque siano,... Marco, Paola, Mauro, Renzo, Paolo, Maria Rosa, Mario, Anna, Paolo, Laura, Franco, Piero, Pica, Gabriella, Giovanni, Maria, Marisa, Bruno e altri altri altri qui e nell'altrove...................................................................................................................)
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