fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Voto_disgiunto
Il cosiddetto voto disgiunto è un'opzione prevista da varie leggi elettorali; in Italia è ammesso sia per le elezioni regionali, sia per le elezioni comunali nei Comuni superiori ai 15.000 abitanti. Non è ammesso nelle elezioni provinciali.
In base a tali leggi, ogni lista elettorale presenta un proprio candidato alla presidenza della Regione (più liste possono condividere lo stesso candidato) o alla carica di sindaco. L'elettore può esprimere due voti sulla stessa scheda: uno per una lista (al quale può aggiungere un voto di preferenza), uno per un candidato presidente o sindaco.
Si ha voto disgiunto quando l'elettore vota per una lista e per un candidato presidente o sindaco diverso da quello che essa sostiene. Ad esempio, se la lista A presenta il candidato X e la lista B presenta il candidato Y, un elettore che vota sulla stessa scheda per la lista A e per il candidato Y esprime un voto disgiunto.
Altri sistemi elettorali prevedono che l'elettore esprima due voti, ma su due schede diverse (ad esempio la legge elettorale in vigore per la Camera dei Deputati dal 1994 al 2006 prevedeva una scheda per il candidato nel collegio maggioritario uninominale e una per la quota proporzionale). In questo caso non si parla di voto disgiunto, in quanto non vi è la possibilità materiale di confrontare i due voti espressi dallo stesso elettore.
Alle elezioni politiche del 2008 è stato proposto di adottare uno schema di voto impropriamente denominato "disgiunto". In segno di protesta contro l'attuale legge elettorale (e contro l'impossibilità di esprimere preferenze nominali) è stato suggerito di votare alla camera per lo schieramento di centro-destra (pdl) e al senato per quello di centro-sinistra (pd). Scindendo il voto in due opposte preferenze (e sfruttando la differenza minima di voti tra in due schieramenti al senato) si riteneva di poter influenzare il risultato elettorale attribuendo una camera alla destra ed una alla sinistra. Nessuno dei due candidati premier avrebbe potuto governare non avendo la maggioranza in entrambe le camere. I due schieramenti si sarebbero dovuti accordare necessariamente ai fini della formazione di un governo tecnico (transitorio) che sarebbe stato costretto a modificare la legge elettorale. Il risultato elettorale sarebbe stato influenzato in tal senso anche se avessero aderito i soli elettori che in genere si astengono non votando o lasciando scheda bianca o nulla. In prossimità delle elezioni l'idea di un voto disgiunto (anche voto di sfiducia costruttivo) è stata avanzata e sostenuta in un articolo del Corriere della Sera dall'illustre politologo Giovanni Sartori.[1]