Politica culturale e non politica di evento culturale per Alessandria
di Massimo Marchese
Alla vigilia di questo importante appuntamento elettorale per la nostra città, vorrei esprimere alcune mie considerazioni. Senza scendere nei luoghi comuni quali "con la cultura non si mangia" o "chi si occupa di cultura (intesa prevalentemente come spettacolo dal vivo) dovrebbe cercarsi un lavoro serio", mi piacerebbe porre l'attenzione sul fatto che avere un progetto culturale di una città significa non solo organizzare eventi, ma significa molto di più. Conosco benissimo i problemi di questo Comune, del suo dissesto; tutto ciò porterà i nuovi amministratori a non poche difficoltà nel gestire la città e, probabilmente a dover fare scelte impopolari, ma ricordiamoci sempre che la Cultura, con la C maiuscola è segno di sviluppo. I have a dream: che il futuro sindaco facesse sue e credesse in queste poche parole, ma che sono ricche di significato se analizzate bene: valorizzazione, integrazione, coordinamento e promozione. Queste sono, mio avviso, le parole chiave del progetto culturale per la nostra città.
Personalmente penso che la premessa teorica di una buona politica culturale risieda nella definizione stessa del concetto di politica culturale. La politica culturale deve essere quindi una politica in grado di immaginare, progettare e attualizzare il futuro riuscendo a valorizzare e incanalare le grandi energie creative presenti coniugandole con il sistema imprenditoriale e inserendole in una cornice coerente con le esigenze del territorio. Più in concreto, è necessario ricucire il frammentato tessuto urbano rendendolo un sistema di relazioni orizzontali che sovvertano l’idea di una città dicotomica fatta di centro e periferie e la rovescino in quella di città policentrica, fatta quindi non più di porzioni di territorio slegate tra loro e con dislivelli in termini di investimento culturale ma al contrario costituita da veri e propri “centri” in dialogo tra loro e ognuno caratterizzato da una vocazione identitaria e da un’eccellenza culturale. È dunque necessario, da una parte, capire quali siano i modelli gestionali e organizzativi più idonei ed efficaci al fine di valorizzare il patrimonio (materiale e immateriale) esistente e, dall’altra, individuare la cifra culturale vincente della città che, per le sue caratteristiche geografiche, sociali e storiche, deve trovare il “suo”. Una simile operazione sicuramente non può essere gestita dalla singola istituzione, qualunque essa sia, ma ha bisogno di forti sinergie interistituzionali e anche di un dialogo sempre aperto con chi concretamente “fa” e caratterizza il mondo della cultura in città.
Ecco allora che una vera politica culturale si basa necessariamente sui questi presupposti teorici e valori:
- il rovesciamento dell’impermeabilità dei luoghi, delle singole istituzioni e dei diversi mondi (mondo culturale, mondo della scuola e della formazione, organizzazioni sociali e tessuto imprenditoriale, per esempio) in un sistema di relazioni orizzontali che a partire dal tessuto cittadino – ricomposto – sia in grado di allargare progressivamente i propri confini per abbracciare tutta l’area vasta che, grazie a una programmazione culturale integrata e alla riproposizione di schemi di sinergie orizzontali, diventerebbe una realtà culturale forte capace di affermarsi come distretto culturale;
- la convinzione che l’innalzamento costante della qualità culturale dei luoghi sia soprattutto innalzamento della qualità generale della vita, perché premessa indispensabile per l’affermazione del concetto di cittadinanza culturale, concetto che, slegato dal territorio di residenza, permette di ampliare la capacità attrattiva dei luoghi e la loro valorizzazione anche e non solo da un punto di vista turistico;
- la convinzione che la messa in rete del patrimonio di beni culturali così come delle esperienze legate alla varie forme artistiche e proveniente da un territorio “allargato” significhi porre le basi per lo sviluppo di un indotto di servizi e attività che costituiscono anche una risposta tutta moderna alla crisi dell’economia.
Se prendiamo ad esempio il caso della città di Torino, unica a registrare un incremento dei flussi turistici, dimostrano come la valorizzazione del patrimonio museale e/o archeologico e il potenziamento dell’offerta culturale costituiscano non solo l’attrattore principale del turismo ma anche una risposta alla drammatica crisi delle aree industriali; la convinzione che la riqualificazione dei territori considerati a disagio e rischio sociali, territori caratterizzati da inquietanti debba partire proprio da un investimento nel settore cultura;
l’idea che, per portare avanti le politiche culturali, sia necessario un costante confronto con il territorio e un ascolto delle esigenze e potenzialità nella direzione dell’istituzionalizzazione di un dialogo costruttivo tra pubblico e privato. L'innovazione del rapporto tra Pubblico e Privato nella gestione dei beni e delle attività culturali, sulla scorta delle esperienze più evolute in campo nazionale ed internazionale. Il settore privato deve essere posto nelle condizioni di fornire le proprie capacità progettuali, manageriali, commerciali ed innovative nella progettazione, gestione e finanziamento dei beni e delle attività culturali. Il settore pubblico, seguendo una logica di equa attribuzione dei rischi, dovrà efficacemente presidiare i rischi relativi all’attività di tutela e di conservazione, di controllo dei beni.
Come semplice cittadino non voglio entrare nel merito delle singole questioni che hanno portato la città di Alessandria al dissesto del Comune, ma non mi stupisco nemmeno più di tanto dopo 20 anni di berlusconismo che ci ha impoveriti proprio culturalmente in senso ampio del termine. In qualità di operatore culturale, invece, vorrei esprimere che se non si comincia ad avere un progetto culturale per questa città, allora nulla servono i molteplici eventi culturali che si promuovono.
Ricordiamoci che gli assessorati alla cultura non devono essere delle agenzie di management artistico, ma devono essere funzionali allo sviluppo economico, gestionale, sociale e culturale di una città.
Ed è per questo che auspico la vittoria della candidata Rita Rossa, perché credo ancora fermamente nei valori della sinistra.
Massimo Marchese
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