Servizi Sociosanitari: Tornare all’eccellenza.
Negli anni ‘70 e ‘80 Alessandria primeggiava nei servizi sociali. Dobbiamo tornare all’eccellenza, investendo di più e meglio nei servizi per i
bambini, per i giovani, per gli anziani e nelle politiche per la casa. Dagli
asili, da un
nuovo Cissaca, da un nuovo investimento nei
Centri di Ascolto Familiari dobbiamo costruire una città che sa
ascoltare, assistere ed educare, con grande attenzione alla
qualità dei servizi e alla
qualità del lavoro di chi opera nel sociale.
Oggi, anche in questo settore strategico delle politiche pubbliche, Alessandria ha perso ogni ruolo. Due esempi su tutti: il primo, gli
investimenti ASL nel territorio alessandrino sono inferiori a quelli di alcuni centri zona. Il distretto di Alessandria sconta non solo un disinvestimento economico, ma un parallelo
disinvestimento culturale ed un riflusso nelle politiche sociosanitarie territoriali che perdura ormai da quasi un ventennio. Bisogna stimolare l'
ASL a investire di più su Alessandria, a migliorare la qualità dei decisori, a riprendere in mano servizi e politiche essenziali. Si pensi al ruolo che deve riacquistare il Consultorio familiare per le politiche sulla maternità e genitorialità responsabile, sui problemi legati all'identità di genere che investono i ragazzi e i genitori, sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, in genere sulle politiche di prevenzione per i giovani e le famiglie. Si pensi alla rete delle strutture sociosanitarie territoriali per minori, anziani e disabili, disorganica e sperequata dal punto di vista qualitativo ed economico. E ai servizi psichiatrici: il nostro impegno in questo senso sarà massimo. Le sofferenze e il disagio della mente sono un'emergenza nella nostra società e i servizi pubblici psicologici e psichiatrici sono invece dimenticati e ghettizzati. L'impegno quindi per Alessandria, città dell'ecologia della mente.
Il secondo, la condizione del
CISSACA, in pochissimi anni passato da ente dal bilancio eccellente, ad ente dal bilancio dissestato dai mancati pagamenti del Comune. Sono enormi le ricadute sui servizi al cittadino, sul sistema delle imprese sociali alessandrine e sull’occupazione. Occorre valorizzare il lavoro del Cissaca e riportarlo a essere un ente finanziariamente serio. Accompagnare, poi, con grande attenzione l'evoluzione istituzionale a seguito dell'abolizione dei consorzi. Siamo contrari al passaggio delle funzioni socio-assistenziali all'Asl: sarebbe un passo indietro di vent'anni, un ritorno alla cultura della sanitarizzazione e un colpo a tutte le battaglie fatte dagli operatori sociali per il riconoscimento della dignità e dell'identità degli utenti e degli operatori. Bisogna socializzare e umanizzare la sanità, non sanitarizzare il sociale. I Servizi Sociali non sono un’articolazione residuale della macchina amministrativa, come spesso da molti vengono ancora considerati, ma un elemento essenziale per la costruzione di un welfare moderno e della civiltà della nostra epoca.
L’obiettivo, quindi, è un
NUOVO CISSACA, che poggi su quattro pilastri:
1. l’ampliamento territoriale; 2. i Servizi Sociali sono un’istituzione di serie A: la valorizzazione del suo ruolo istituzionale ed il conseguente ‘rapporto di forza’ con l’ASL, possibili solo attraverso un deciso investimento politico da parte del Comune di Alessandria (che manca da molti anni) ed una strategia di lungo periodo sull’intero settore sociale e socio-sanitario; 3. un approccio sempre più umanistico e scientifico al lavoro sociale e ai servizi, secondo i principi dell’ecologia relazionale; 4. la cooperazione pubblico-privato sociale. Già oggi il Cissaca è un esempio virtuoso di cogestione dei servizi fra pubblico e privato sociale, specie dal punto di vista dell'efficienza dell'intervento: un modello che dimostra come la funzione pubblica possa essere svolta insieme, mantenendo ciascuno il proprio ruolo, con costi sostenibili ed evitando sprechi e inefficienze. Bisogna approfondire questo modello, secondo il principio della sussidiarietà, aprendo una nuova stagione di co-progettazione dei servizi e degli interventi, come avvenne in decenni passati, quando proprio un'interazione creativa fra operatori pubblici e operatori privati, tutti animati da un forte impulso culturale, operò sperimentazioni che dettero poi vita a modelli e servizi divenuti istituzionali, nei servizi e nella formazione.
Si può aprire una stagione nuovamente creativa - dettata peraltro dal mutamento della società e dei bisogni, oltre che dalla contrazione della spesa pubblica - a due condizioni. La prima, che il pubblico reinvesta, in politica e in risorse: troppo spesso imprese e lavoratori privati hanno pagato e pagano le mancanze pubbliche. La seconda, che il privato lasci da parte la deriva affaristica degli ultimi anni, ritrovando valori e voglia di umanizzazione: proprio questo settore, non può non avere l'uomo e la promozione umana come suo centro. Ferme restando le positive acquisizioni nei termini della cultura dell'impresa sociale che è risultato importante degli ultimi due decenni. Un pubblico buono crea buon privato. E viceversa.
Viviamo in una società che invecchia. I bambini e gli anziani devo essere prioritari nelle scelte politiche.
Bambini. Il problema dei nidi e degli asili va definitivamente risolto. Sia per gli operatori: eliminare il precariato, non dimenticando il principio della massima efficienza oggi indispensabile nella macchina pubblica; sia per le famiglie: il problema dei posti e quello delle costo delle rette.
Anziani. Due sono le priorità. La prima,
l’assistenza domiciliare, da mantenere e potenziare, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista della qualità del servizio: l’integrazione fra assistenza e cure sanitarie, la relazione con la famiglia dell’anziano, la facilità dell’accesso al servizio. La seconda,
le case di riposo: c’è una strada da scegliere definitivamente ed è quella della qualità della relazione con l’ospite e con la famiglia, il clima familiare delle strutture, il numero sufficiente di operatori per assicurare qualità in tutti i sensi. Le parola d’ordine sono proprio qualità e umanità.
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