13 Mar. 2012
C'era una volta Alessandria, una piccola città di provincia dove gli abitanti quasi si conoscevano tutti tra loro. Era una città tanto pulita ed ordinata da essere presa ad esempio. Era, inoltre, pigra e musona perchè fin troppo gelosa delle sue tradizioni, nonostante gli usi e costumi importati a forza dalle migliaia di militari, non certo piemontesi, in servizio presso le varie caserme presenti. Era famosa proprio per le caserme, per il suo dialetto atipico, per i giardini della stazione più belli d'Italia, per la Borsalino, con la sua troneggiante ciminiera, ma anche per Baleta, centro di ritrovo multiculturale per autentici geni e superbe "suole" locali. Oggi la nostra città non ha più nulla di tutto questo, tranne le "suole". Si è cercato di spazzare via sistematicamente ogni prezioso frammento della sua storia. Ha perso anche la sua banca, la “CRA” Cassa di Risparmio, da sempre punto di riferimento per gli alessandrini. Avevamo anche un bel ponte settecentesco sul Tanaro che portava dritto in Cittadella, ma è stato abbattuto per far posto, prima o poi, ad una struttura di stile newyorkese. Oggi la nostra è una città grigia e anonima come nessun altra in Italia. I politici dell'ultima ora si affannano a usare il termine "rilancio" come se si potessero guarire con un tocco di bacchetta magica le innumerevoli cicatrici che deturpano la nostra povera Alessandria. Una volta, tanti anni fa, nelle scuole elementari esisteva una materia: storia del comune. Molti bimbi di allora non l'hanno studiata affatto. Qualcuno di loro ha poi fatto l'amministratore comunale.
Gianni Vignuolo –API-
fonte radiogold
http://www.radiogold.it/site/notizia.ph ... 6662a27b0d