Io vado in verticale alla città
Le luci traballanti, di cartone, si muovono senza sosta. Una volta, invece dei cartoncini ovali c’erano lanterne: classiche lanterne cinesi, rosse e gialle.
S’intravede, all’interno del locale, un uomo dietro un bancone, che cucina. Sushi, probabilmente. Ma il viso, tipicamente cinese, lo tradisce.
C’è un un'altro fatto che lo tradisce: la cucina giapponese non gli piace. Finge di cucinare giapponese, ma resta un cuoco cinese, a parte il sushi. Intanto chi lo capisce? Chi ne sa qualcosa della cucina giapponese?
Lui invece capisce; sia l’italiano che il dialetto. E ascolta, in silenzio, mentre finge di cucinare giapponese.
Raramente trova qualcosa d’interessante nei dialoghi che sente. Spesso, troppo spesso, sono solo questioni private che a chi parla paiono importanti come fatti di gravità intercontinentale.
Non molto diverso da quello che succede in Cina, riflette.
Chissà se in Giappone si parla di cose più interessanti? Si chiede.
|