Chi è entrato in Cittadella nel corso delle ultime settimane, ha senz'altro potuto constatare che l'orologio posto sul frontespizio della caserma Giletti ha finalmente ripreso a segnare e "battere" le ore, così come si conviene per un qualunque moderno o antico orologio che si rispetti.
Il fatto è che quell'orologio ha una storia in parte ancora ignota, soprattutto per quanto riguarda la data della sua costruzione e collocazione, oltre al nome dell'artigiano o della fabbrica che lo realizzò, presumibilmente fra il 1799 e il 1855.
Questo infatti, è il periodo storico in cui è possibile dire con certezza quando quell'orologio trovò, sul frontespizio della Giletti, la sua collocazione definitiva e attuale.
Anche se, trovandoci in pieno periodo napoleonico, si potrebbe ipotizzare che fu Napoleone stesso, dato il particolare feeling che aveva con Alessandria, dopo la battaglia di Marengo, a farvi collocare quell'orologio presumibilmente nei primi anni successivi alla storica battaglia, avvenuta appunto nel 1800.
Ma, andiamo per ordine. Prima di tutto ringraziamo gli Alpini e i Bersaglieri in congedo per l'opera di volontariato fin quì svolta perché è grazie a loro e alle altre Associazioni di volontariato se la Cittadella non è mai stata abbandonata a se stessa.
Notevolissimo è stato anche l'intervento dell'Amiu negli anni passati anche se, a tutt'oggi, sembrerebbe che l'Amiu lamenti ancora la regolarizzazione delle fatture emesse.
Detto questo, si deve dare atto che da quando la Delegazione FAI (Fondo Ambiente Italiano) e il suo Presidente, Ileana Gatti Spriano, hanno ottenuto uno spazio all'interno della Cittadella, abbiamo potuto notare un ulteriore radicale cambio di passo.
Con l'insediamento del FAI infatti, le iniziative per far conoscere la Cittadella non solo agli alessandrini ma anche oltre i confini mandrogni si sono moltiplicate sensibilmente.
Visite guidate e manifestazioni culturali tutte finalizzate allo scopo già citato hanno consentito e accentuato negli alessandrini una più attenta sensibilizzazione.
Ed è grazie al FAI se si è concretizzata nei mesi scorsi la raccolta di 50mila firme per proporre la Cittadella come "luogo del cuore".
Succesivamente, il FAI nazionale, in partnership con Intesa San Paolo valuterà quale, fra le molte segnalazioni pervenute, sarà il "luogo del cuore" meritevole di essere aiutato con un contributo per la sua salvaguardia.
Ed ora torniamo all'orologio e al suo "risveglio", avvenuto dopo un lungo periodo in cui il suo movimento originale finì abbandonato da una parte e sostituito, dopo l'alluvione del '94, da un movimento elettrico.
Ma per far ciò si doveva trovare un orologiaio tanto esperto ed abile quanto disponibile a lavorare in cambio di un semplice ...grazie.
La scelta cadde su Claudio Ferrando il quale però accettò con riserva, infatti, prima voleva essere sicuro che quell'ammasso di alcune centinaia di chili di ferraglia arrugginita poteva essere riportato a nuova vita.
Passarono parecchi mesi in cui Ferrando smontò, ripulì e sostituì (almeno in parte) le parti meccaniche di quello che un tempo lontano doveva essere stato l'orgoglio del suo costruttore ma che oggi, chiunque fosse stato, dovrà condividerne una nuova seconda vita grazie al "nostro" Ferrando.
Ed è con un giusto orgoglio che oggi il nostro Claudio ci spiega alcuni dati tecnici come, ad esempio, il fatto che i due contrappesi che servono a dare la carica hanno un peso di circa 130 Kg ciascuno, ma uno è l'originale in granito mentre l'altro è in cemento.
Tutta la gabbia che contiene il movimento è in ferro mentre i ruotismi sono in ottone con perni in acciaio. I cavi che sorreggono i contrappesi sono anch'essi in acciaio e vengono avvolti su di un tamburo in legno.
Lo scappamento a caviglie, realizzato la prima volta in Francia nel 1780 circa, è quella parte del movimento che serve a "contare" il tempo.
Il pendolo è ancorato su due barre parallele che oscillano contemporaneamente ed è tipico della scuola francese così come il quadrante su cui spiccano le prime dodici ore in numeri romani e le successive dodici in numeri arabi.
L'orologio ha una carica che gli permette di funzionare per 2/3 giorni, dopo di che è necessario ricaricarlo. Ma anche questa operazione non è agevole perché si tratta di agire con una manovella su ciascun contrappeso (130 kg ciascuno) e sollevarli di 3/4 metri.
Un vero e proprio esercizio di sollevamento pesi al quale sono adibiti a rotazione lo stesso Ferrando unitamente ad altre due o tre squadre di volontari.
Il risultato finale, e per il quale Ferrando non naconde il suo orgoglio personale, è il fatto che ora, chiunque entri in Cittadella può vedere l'orologio pienamente funzionante e ascoltare il battere delle ore, così come accadeva, più o meno, duecento anni fa.
Le foto che corredano il servizio mostrano Claudio Ferrando accanto al movimento dell'orologio in cui si vedono distintamente i rutismi in ottone e il cavo d'acciaio arrotolato sul tamburo in legno, oltre al quadrante dell'orologio posto sulla caserma Giletti.
Piero Archenti
Immagini su:
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