riceviamo e pubblichiamo:
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È sempre bello vedere uno spettacolo in un piccolo teatro:
non è solo perché fa bene al cuore sapere che ci sono ancora certi posti, ma è anche vedere gli attori a non più di due passi da te, sentirsi parte integrante dello spettacolo e sapere che il tuo applauso o la tua risata viene colta da chi ti sta di fronte e puoi veramente determinare il buon esito della serata.
Il primo plauso va, dunque, al teatro Macallé e a chi riesce a tenerlo aperto.
“E l’amore (non) conosce fine” è una storia estremamente attuale perché l’amore in tempi di crisi economica forse non finirà, ma di certo non proseguirà con la facilità che avremmo desiderato.
Come può Kasimir, l’autista disoccupato, mettere da parte i suoi problemi personali per vivere con spensieratezza? Ma d’altro canto, come può la sua ragazza Karoline stare insieme a chi non vede altro che le sue disgrazie? Una relazione basata su un equilibrio precario può essere stroncata da una qualsiasi inezia, anche dal desiderare un giro sull’ottovolante nel momento sbagliato. L’unica soluzione sembrerebbe essere farla finita e cercare combinazioni più simili della loro, ma sarebbe solo un ripiego, non certo un trionfo dei sentimenti.
Una crisi economica inaridisce le relazioni personali e può abbassare la soglia della moralità. Tutti quanti se ne renderanno conto, tutti tranne quel farabutto di Franz Merkel: la sua "attività", salvo imprevisti, non conosce crisi e la sua personalità fa scomparire gli altri.
Così tra riflessioni e battute comiche sono volate due ore, segno che la regia ha saputo tenere viva l’attenzione con sceneggiature minimali ma di effetto e con trovate geniali come usare due livelli diversi di azione: uno in platea e l’altro in galleria.
Max Aub e Volker Muthmann, meglio stare attenti a non perdere i loro prossimi spettacoli!
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Davide e Eliana
BlogAL-ListaSpettacoli
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